martedì 13 agosto 2013

Senza Parole

No, non è che qualcosa mi ha stupito particolarmente da lasciarmi in questo stato e non ho nemmeno assistito a qualcosa di talmente irresistibile da togliermi il fiato. Non mi è passato nemmeno qualcuno che mi abbia causato uno stato tale da avere necessità dei sali. Diciamo che il mio è più un consiglio. Un consiglio che voglio dare a tutti indistintamente, specialmente a coloro che mi stanno a cuore. Perché? Perché quando qualcuno ci ferisce, ci offende, ci processa, ci giudica, ci delude, ci irrita, non serve a niente controbattere, difendersi, argomentare per far valere le nostre ragioni. In tutti questi casi se non hanno avuto l'intelligenza di rivolgersi a noi con rispetto, non potranno capire l'errore che hanno commesso e non saremo certo noi a farglielo capire, per quanto mossi dalle migliori intenzioni. Magari potremmo vedere per un attimo un guizzo di senso di colpa balenare nei loro occhi, una sorta di "mi dispiace per come ti ho trattato" ma quell'attimo svanirà in men che non si dica. E "con men che non si dica" non intendo un giorno, una settimana o un mese. Magari può essere veramente così, ma magari quel lasso di tempo potrebbe essere molto più lungo e poi la persona in questione potrebbe veramente tornare alle sue vecchie abitudini. Con questo non voglio dire che dobbiamo accettare tutto passivamente, mancheremo di rispetto verso noi stessi. Ma una volta che il nostro comportamento a questi stimoli sarà di tipo pro-attivo, pacato e ponderato, e non reattivo e istintivo, allora dovremmo essere in grado di lasciare andare ciò che accaduto alle nostre spalle. Invece, spesso, continuiamo a trascinarci dietro questi fardelli che serbano rabbia e rancore e ci impediscono tutto ciò che di bello c'è nella nostra vita.

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