mercoledì 31 luglio 2013
La prima volta al CoCo...
Estate, correva l'anno 1994 e Riccione era l'acropoli del divertimento. Ancora non avevo la macchina, avrei preso da lì a due mesi e appena tre mesi prima avevo iniziato ad andare a ballare di sera. E poi, finalmente, ci organizzammo per la serata più esaltante della nostra gioventù. Almeno fino a quel momento. Andare al Cocoricò rappresentava il non plus-ultra del divertimento. In televisione c'erano programmi come Match Music che facevano vedere le serate nelle varie discoteche d'Italia, e il Coco era quella che organizzava le serate più emozionanti. Perché? In primis perché c'era il Principe Maurice che curava l'animazione del locale.
Ve lo ricordate il Principe Maurice, un autentico nobile (forse decaduto) completamente rasato, truccato magnificamente da scena ogni serata e con due incredibili lenti a contatto bianche che ti traghettavano in questo paradiso di musica, luci, sesso e ...
Oltre al Principe Maurice, la Tecla. Una delle prime magnifiche trans, il quinto pilastro sotto la piramide di vetro del Cocoricò.
E poi la gente che frequentava il locale, Dean e Dan Caten (vi dice niente Dsquared?), Jeanpaul Gaultier, Marc Jacobs, ecc.
E le mises dei gemellini canadesi erano molto meglio di quelle delle blubelle del Lidò di Parigi. Immaginatevi quindi il coacervo di gente, di glamour, di musica che c'era lì dentro e immaginatevi le aspettative che avevamo noi ragazzi che stavamo per andarci. Le aspettative non erano tanto sul locale, quanto su noi stessi. Se saremo stati all'altezza. Sapevamo che c'era una selezione all'ingresso, la discoteca aveva una capienza di 5000 persone ma la gente che si presentava era molta, molta di più. Io pensai che non potevo perdere l'occasione di non poter entrare perché troppo tamarro o troppo anonimo, e quindi optai per il seguente look.
Un topo di lamé a collo alto, smanicato col oro. Un paio di pantaloncini aderenti di Dolce & Gabbana con una fantasia camouflage sui toni del giallo, e degli anfibi color cuoio alti fino al ginocchio. Ero fantastico! Certo, non avevo attraversato la festa dell'unità che si teneva nel campetto dove ci incontravamo vestito in quel modo. Altrimenti avrei lasciato dietro a me una scia di cuori infranti, o forse sarebbe meglio dire infartati visto l'età media degli habitué alle feste dell'unità. Quindi arrivai all'appuntamento con i miei amici con la classica tuta dell'Arena. Ma poi arrivato nel parcheggio del Cocoricò mi spogliai e non ebbi problemi a passare la selezione all'ingresso.
Che emozione!!! Appena varcata la soglia, il Principe Maurice ti dava il benvenuto stravaccato su un trono di velluto rosso ed oro. Accanto a lui due go-go boys che toglievano il fiato. E poi ci si infilava nel corridoio a sinistra per arrivare sotto la grande piramide di vetro. All'epoca la scenografia era Lawrence d'Arabia, in pratica c'era una grandissima maschera di cartapesta che raffigurava appunto Lawrence d'Arabia e che sovrastava la consolle dei djs e tappeti persiani ovunque. E sotto la consolle, loro: i Datura. Ricci dj e Cirillo. La base delle colonne agli angoli della piramide erano delle casse, delle casse alte quasi un metro e trenta. Non essendoci tanto posto in pista per ballare, ci fermammo proprio davanti alle casse. La musica era così bella e coinvolgente che non smettevo più di ballare. Ma ci pensarono i bassi delle casse a farmi fermare, quando si dice che la musica la senti dentro. Sentivo i bassi appunto dentro al mio stomaco e non ci misi molto prima di riproporre tutta la cena sul pavimento bianco e nero come un impasticcato qualunque. A quel punto decisi di spostarmi e fare un giro nei privé. Il primo era un giardino all'aperto con la sabbia ovunque, tipo ciringuito. E poi c'era il Morphine, dove riponevi le scarpe in un armadietto per camminare in un paio di stanze completamente bianche con un'illuminazione a ultravioletti. La musica era ipnotica, ma io non ero né sotto l'effetto di alcool e nemmeno di droghe e quindi mi spostai verso il Privé. Quello più esclusivo: il Titilla. Lì la selezione era veramente ferrea, ma non ebbi problemi a passare e fu lì che vidi RuPaul che faceva il suo spettacolo. Fu davvero emozionante. La gente, la musica, i colori, le luci. Ricordo ancora tutto di quella serata, anche com'erano vestite le mie amiche e soprattutto ringrazio di poter essere qui a raccontarlo.
Una settimana in Coco chiuse, per droga. Ma durò poco, giusto un paio di settimane. Normale routine.
Buonanotte...
martedì 30 luglio 2013
L'invidia è una brutta bestia!
Cosa fareste se faceste un 6 al superenalotto? Partireste per un viaggio verso una località sconosciuta facendo sparire ogni traccia di voi, oppure continuereste a far la stessa vita tutti i giorni per paura che gli altri notino in voi qualche cambiamento dato dalla nuova agiatezza economica? Io, francamente, prima farei della beneficenza e forse una mezza idea ce l'avrei anche. Poi dopo aver aiutato i miei familiari più prossimi e gli amici, pagherei una bella vacanza di gruppo. E non accetterei un no come risposta.
Dico questo perché alcune delle persone a me vicine continuerebbero a mantenere un profilo basso. Non tanto perché fa parte del loro carattere, quanto piuttosto perché temono di attirare a se le invidie della gente. Ma la gente stupida, e a questo mondo c'è ne di gente stupida, avrà sempre un motivo per giudicarci ed invidiarci e la cosa che non sanno e che è tutto a loro svantaggio. Giudicare ed invidiare gli altri, soprattutto senza conoscerli, sono forse i peccati peggiori di questa società. Soprattutto in questa nuova epoca dove persino il Papa ha ammesso "chi sono io per giudicare". Quindi cari amici, godetevi la vostra ricchezza nel miglior modo che credete perché non saranno i commenti maligni che vi giungeranno alle orecchie ad influenzare l'andamento della vostra vita, ma solo l'importanza che darete ad essi.
domenica 28 luglio 2013
Considerazioni
Stavo pensando, vedendo quanti sono i problemi dei quali veniamo a conoscenza ogni giorno, se c'è qualcuno oltre me che cerca di capire per quale ragione siamo venuti al mondo. Io non credo che siamo destinati a passare il resto dei nostri giorni pensando solamente domani è un altro giorno, nel caso in cui la giornata sia andata male, o peggio esclamando: "Oh mio dio, domani è ancora un altro giorno!" nel caso in cui ci prepariamo negativamente ad affrontare una nuova giornata.
Ho letto una cosa bella che mi ha fatto vedere le cose secondo un'altra angolazione. L'antidoto al morso velenoso di un serpente sta nel veleno stesso, così anche ciò che ci fortifica sta nelle situazioni più difficili che dobbiamo affrontare.
Buonanotte a tutti.
venerdì 26 luglio 2013
Caronte
L'infernale anticiclone africano è arrivato anche da noi. E francamente per me che non amo particolarmente quando la temperatura supera i 38°, è stato come entrare in un coffee shop di Amsterdam nell'area fumatori. Una botta, che non ho nemmeno la forza di descrivere. Praticamente sono due giorni che gigioneggio spostandomi dal letto al divano, dal divano al letto, in cerca anche solo di un alito di vento. Se poi l'alito fosse profumato alla menta piperita almeno rinfrescherebbe un pochino, invece di ricevere lo sfiato di un maratoneta alla fine di una corsa. A niente serve riporre gli asciugamani nel frigorifero per tirarli fuori dopo 10 minuti, la sensazione di sollievo ha la durata di un'eiaculazione precoce. Poi subentra amaramente il senso di delusione. Sento che le forze mi stanno abbandonando e tutto quello che dovevo fare in questi due giorni si è accumulato nel lavoro che dovrò fare domani mattina, se ne avrò le forze. Ora con quel poco che mi rimane vado a caricare un'altra lavatrice, se potessi mi fionderei io nella lavatrice. Ciclo a freddo!!!
giovedì 25 luglio 2013
Scusate il ritardo, impegni familiari.
Innanzitutto un doveroso grazie. Ho superato le 1000 visualizzazioni, spero veramente che ciò sia per me un incentivo a scrivere tutti i giorni e ricevere sempre più i vostri commenti. Diciamo che ultimamente la vena creativa era stata ostruita dalle preoccupazioni derivanti dal lavoro, preoccupazioni dissipate in quanto ora un lavoro non ce l'ho. O meglio per fortuna non ho più il vecchio lavoro, ma mi si stanno aprendo nuovi orizzonti alquanto eccitanti. Ora sono ad una scelta, continuare ad investire il mio tempo come lavoratore dipendente nella speranza che prima o poi possa trovare un titolare che creda nelle mie potenzialità e farmi crescere di posizione o crearmi io già da adesso quella posizione a cui ambisco e che sono sicuro di avere tutte le capacità per ricoprirla? Si accettano consigli, ma già vi dico che io sono molto proiettato per la seconda.
Dopo questo breve cappello volevo raccontarvi un pochino di più della mia famiglia. Non quella più stretta composta da papà, sorella, cognato e nipoti ma la mia famiglia in senso più ampio. Mio padre é il decimo di undici fratelli e mia madre era la quinta di sette. Non preoccupatevi non starò certo a raccontarvi di loro uno per uno e dei figli che hanno avuto, altrimenti più che un blog verrebbe fuori l'antico testamento. Ma solo di alcuni anedotti che li riguardano.
Cominciamo dalla zia Tamara (nome di fantasia ovviamente). Lei era la terza della famiglia di mia madre, la prima femmina. Nota nel piccolo paese veneto da dove provengono per la sua bellezza e per la sua imbranataggine. Far parte di una famiglia di contadini nell'immediato dopoguerra significava nella maggior parte dei casi essere terribilmente poveri, e i figli per la maggior parte del tempo erano impegnati a rubare tutto ciò che era commestibile dalle proprietà dei grandi signori. Mio nonno sapeva di poter contare su 4 dei suoi figli, tra cui mia madre, che erano veloci come la polvere. Ma di certo non mia zia, lei era quella che solitamente passava le notti in cima all'albero perché sotto l'aspettava il fattore con il forcone e poi passata la notte le prendeva da mia nonno perché si era fatta beccare.
Quando veniva a trovarci al mare era in grado di lasciarsi cullare dalle onde stando comodamente sdraiata nel suo materassino gonfiabile fino ad addormentarsi. Per poi venir ripescata in mare aperto da due sommozzatori. Ah dimenticavo, mia zia non sa nuotare.
Per farvi capire il suo carattere. Mia zia era sposato con mio zio Steno (anche qui fantasia)un uomo fatto a modo suo, ma io me lo ricordo dolce e pieno di interessi. A mio zio piaceva fumare e anche farsi qualche bicchierino in compagnia, non certo un toccasana per la sua cardiopatia. Mia zia non faceva altro che ripeterglielo: "Attento Steno che te stciopi!" ma mio zio non le dava retta e continuava con le sue abitudini e una volta rientrando a casa lo trovò riverso sul pavimento, infarto.
"Te l'avevo detto che te seria stciupà!" gli disse. Ma il trauma del lutto fu presto superato, a tavor e whisky. Un autentico toccasana a detta di lei, che lo consigliò anche a mio padre quando perse mia madre. Per fortuna mio padre decise di superare il dolore secondo la sua coscienza.
Rimasta vedova a 70 anni decise che per lei era giunto il momento di vivere a pieno la pensione e si organizzò con l'agenzia viaggi sotto casa per andare a conoscere il mondo. Prima tappa, New York!!! Viaggio in comitiva con arzilli anzianotti alla scoperta del Nuovo Mondo.
"Mi raccomando appena scendiamo dall'aereo cercate di rimanere in gruppo!" ma le mille luci della città rapirono l'attenzione di mia zia che non fece in tempo a entrare al JFK Airport che già era rimasta senza gruppo. Ma mia zia é una tenace che non si perde d'animo, s'infilò in un taxy e si fece portare a New York senza parlare una parola d'inglese e soprattutto ricordando a malapena il nome dell'albergo.
Nel frattempo tutto l'aereoporto era stato allertato ed anche mio cugino in Italia, forse la nuora sperava in cuor suo di non doverla mai più rivedere e invece, dopo sette ore, giunse la telefonata transoceanica di mia zia che stava bene e che aveva trovato anche l'albergo.
Lo spavento venne presto superato e il suo secondo viaggio fu in Cina.
Di recente l'ho rivista al matrimonio di mia cugina, 83 anni portati con disinvoltura. Abbiamo ballato insieme, naturalmente infamandomi perché a suo dire non sono in grado, e ci ha raccontato che stà per organizzarsi un altro viaggetto o forse vuole comprarsi un cavallo.
"Per farti dar due colpi?" le chiesi, "No per quello basterebbe un pony" mia zia Wilma.
domenica 14 luglio 2013
Chiarezza, decisione e azione
Queste sono tre semplici paroline che d'ora in avanti voglio stamparmi bene sulla mia mente. Visto che, come tanti di voi, navigo in un mare fatto d'incertezza, indecisioni e paure, ora non voglio più che sia così. Devo assumere un atteggiamento proattivo. Ad esempio, come si fà a sapere se una persona che ci fà stare bene è il candidato ideale per una relazione? Lo si frequenta. Tra di voi c'è qualcuno che sa a cosa mi riferisco. A costo magari di poter sembrare egoisti se abbiamo un dubbio dobbiamo trasformarlo in certezza, una volta che abbiamo quella certezza possiamo andare avanti più leggeri. Magari sapendo che quella persona, o infatuazione, non faceva al caso nostro. Pazienza se poi verremmo giudicati in malo modo, non abbiamo obbligato nessuno a frequentarci. Perché abbiamo sempre una scelta, anche quando sembra che non c'è. Possiamo scegliere di vivere pienamente il momento presente, oppure pensare a che cosa ci riserva il domani sperando che sia migliore. Io francamente voglio vivere il presente, e per far questo voglio rispettare giornalmente tutti gli impegni che da qui in avanti prenderò con me stesso.
Speriamo di riuscirci. Buona domenica sera a tutti.
giovedì 11 luglio 2013
Una voce poco fà (seconda parte)
Ma la prima volta che andammo a ballare di sera fu veramente entusiasmante. Cominciai ad organizzarla dal lunedì, ero così eccitato.
Una mia amica era fidanzata con un ragazzo di vent'anni, tre più di noi e aveva una BMW 316. Prima cosa, dirlo a mia madre.
Prima risposta di mia madre: NO!. Meno male che ho il vantaggio di avere una sorella più grande di me di ben 12 anni. Quando sentì pronunciare quel secco NO seguito da parole del tipo: "tua sorella aveva vent'anni la prima volta che andò a ballare!", lei accorse in mia difesa con un laconico: "APPUNTO! Almeno a lui fallo divertire prima, tanto i tempi sono cambiati." Mio padre era tutto orgoglioso e mi diede il suo benestare e soprattutto i suoi soldi. Quanto alle mie amiche, una ottenne il permesso e le altre finsero con i genitori di andare a dormire dall'amica che aveva ottenuto il permesso.
Finalmente il grande giorno: sabato! E come nei sogni più belli mi alzai dal letto felice di andare a scuola, ma con 38 di febbre.
"Accidenti e ora che faccio?" mi chiesi. Se l'avessi detto a mia madre lei mi avrebbe immobilizzato di tachipirine a letto e la mia serata sarebbe saltata, quindi feci finta di niente per tutto il santo giorno. Addirittura presi anche l'autobus per fare il solito girettino pomeridiano in centro.
E dopo cena iniziarono i preparativi, vorrei non raccontarvi del mio look ma lo farò per dover di cronaca. Maglietta di cotone a costine Levi's (stile corsa all'oro nel Klondike), salopet di jeans, anfibio e coppola bianca indossata al contrario. Delle mie amiche mi basta citarne una: gonna portafoglio grigia con angoli smussati, dolcevita nero e ballerine di vernice. Un autentico sogno erotico!
Io ero su di giri, era la prima volta che andavo a Riccione in una vera discoteca, al tavolo a bordo pista del padre di un ragazzo del nostro quartiere, e quello che vidi mi piacque tantissimo. Ballerini statuari che si dimenavano armoniosamente con ragazze bellissime, alcune erano anche ragazzi o vie di mezzo ma il fatto che la loro bellezza e promiscuità era unica e magnetica per me. La gente si divertiva, magari a volte eccedeva, ma vi era uno spirito di goliardia che ancora oggi ricordo. E la mia febbre era già a 39 gradi.
Feci di tutto per farla scendere, ma visto che non c'era modo che scendesse decisi di bermi una birra. Avevo appena appoggiato le labbra alla lattina quando improvvisamente un gigantesco occhio, parte della scenografia del locale, mi piombò in testa. Facendo sì che i miei incisivi rimasero incisi, appunto, sulla lattina.
Il giorno dopo, quando mia madre venne a svegliarmi mi chiesi se mi ero divertito. Io le risposi di sì ma che avevo preso la febbre, e lei aggiunse: "la febbre l'avevi già da ieri, ma ti ho visto talmente entusiasta del fatto che andavi a ballare che non ho voluto rovinarti la festa". Grande!!!
Da lì in avanti, fu tutto un ballare e soprattutto un rimediare agli errori di stile che fino ad allora avevo compiuto. Ma per fortuna stava arrivando la seconda metà degli anni '90, e allora non ce ne fu più per nessuno.
martedì 9 luglio 2013
Una voce poco fa' (prima parte)
Qualcuno mi ha detto che preferisce ch'io parli della mia vita privata, piuttosto che concentrarmi sui grandi temi dell'universo. Quindi volevo raccontarvi della mia prima serata in discoteca. Forse perche' non ho mai smesso di ballare da allora, anzi a dirla tutta gia' da prima. In effetti io e i miei amici scoprimmo la discoteca verso i 14 anni. Prima le domeniche le passavamo all'oratorio, una parola che non e' che susciti troppo divertimento, ma per noi era un momento di ritrovo. E poi, un giorno, come Caronte, la circolare destra passo' a prenderci davanti alla vecchia scuola. Eravamo un po' tutti timorosi di sapere chi e che cosa avremmo trovato e soprattutto non avevamo la benche' minima idea di come dovessimo vestirci. Ma all'epoca non c'era da preoccuparsi nel fare brutte figure. Tanto i ragazzi erano tutti chi piu' chi meno con il bomber, o il Barbour. Quel fantastico cappotto al grasso di foca, che anche se ci passavi una manata di strutto era brutto uguale ma sicuramente puzzava di meno. Jeans, Uniform o Levis 501, cintura El Charro e scarpe Cult o Dottor Marten's. Le femmine piu' o meno ologate allo stesso modo, ma cambiavano le firme: Henry Lloyd, Naj Oleari, Best Company e l'immancabile foulardino al collo di Daks. Potevamo anche essere vestiti discretamente se la moda non avesse imposto di portare tutto due taglie in piu' rispetto a quella reale. Ancora oggi ho un Bomber taglia 54, e io non ho mai portato la taglia 54. Ma c'erano due capi che dominavano su tutto il guardaroba: i maglioni jacquard norvegesi e le tute in acetato. Ancora oggi abbastanza apprezzabili. E non dimentichiamo i barattoli di lacca Cielo Alto, prima responsabile del buco dell'ozono. Che piu' che Cielo Alto avrebbe dovuto chiamarsi Ciuffo Alto. Una volta il padre di una mia amica e' rimasto appiccicato con la mano sulla porta del bagno.
Armati di tutto punto partimmo per la volta dell'entroterra, direzione l'unica discoteca della zona. Immaginatevi un posto dove poter ballare senza che i genitori ti aspettino aldifuori del locale e quindi l'incredibile sensazione di sentirsi liberi. Ed anche se all'epoca non penso fosse legale, ma era gustoso sentirsi gia' grandi per bere e di fumare. Avevamo una voglia matta di crescere, tornassi indietro cercherei veramente di godermi ogni singolo momento. Quando rientravamo a casa, mezzi ubriachi, correvamo a casa e poi dritti a letto per non farci sentire dai genitori che l'alito puzzava di quasi quanto i peggior bar di Caracas.
Ma nonostante questo, il fatto di aver vissuto presto l'ambiente delle discoteche ci ha dato una sorta di autocontrollo. Divertirsi si', ma senza necessariamente distruggersi. Almeno non tutti insieme, a meno che non si andava in giro con un pullmino...
giovedì 4 luglio 2013
A volte una delusione e' meglio di niente
Citazione da "Molto forte incredibilmente vicino". Forse e' vero, tutto sommato troppo spesso passiamo le nostre giornate nella noia piu' totale, senza renderci mai veramente conto di come il tempo trascorra inesorabile. Un'ansia mi pervade al solo pensiero che la mia vita possa trascorrere nella piu' totale apatia. Ma a volte siamo talmente assueffatti dalla quotidianeita' che preferiamo alzarci con lo stomaco chiuso, trascorrere le nostre ore come fossimo ai lavori forzati aspettando la clemenza del capo o un suo generoso complimento per aver compiuto il nostro dovere.
Francamente per me e' arrivato il momento di farmeli da solo i complimenti, e non dover piu' stare in attesa di una ricompensa come un cagnolino scodinzolante. Ed e' per questo che anche se al momento non c'e' niente di concreto all'orizzonte, io vivo e torno a vivere nella piu' totale serenita'. Aspetto con fede quello che arrivera', non ho voglia di nuotare controcorrente. Voglio lasciarmi cullare dal flusso del fiume e aspettare fino al momento in cui mi faccia arrivare in qualche ansa riposante dove alzando lo sguardo possa scorgere un verde prato fiorito.
Buonanotte
martedì 2 luglio 2013
La cattiveria, paga?
Io penso che non esista un preciso momento della propria vita nella quale puoi farti dei veri amici, ogni tappa della propria vita e' a se stante. E ogni nuovo amico che incontri nella tua strada diventa importante. Se poi riesci a condividerne i valori, la gioia di vivere ed anche i momenti difficili nel tempo, l'amicizia puo' andare avanti senza problemi per anni. Certo gli eventi possono portarci ad allontanarci per dei periodi, ma sicuramente non e' la frequenza che ne definisce la qualita'. La cosa piu' importante che dev'esserci e' senz'altro il rispetto e il saper ascoltare senza giudicare, e se ci viene chiesto un consiglio esprimerlo nella piu' totale franchezza senza malizia o cinismo alcuno. Al mondo ci sono troppe persone che scaricano nell'amicizia tutte le loro frustazioni, invidie e gelosie e alla fine rimangono sole, perche' non sanno ascoltare ne' tanto meno volgiono ascoltare la vocina dentro di loro che solenemmente dice che hanno torto. Ma chiedere scusa e' troppo, e cosi' continuano a perdere amici e persone care e a fare terra bruciata intorno a loro. Si raccontano favolette che tutti sono invidiosi, che non ci si puo' fidare di nessuno perche' sono i loro i primi ad essere invidiosi e malfidenti. Ma va bene cosi', alla fine faremo la conta di quante persone ci saranno al mio funerale e di quante poche saranno al tuo.
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